Cosa hanno i comune il Guggenheim di Bilbao e quello di New York? La prima risposta che ci viene in mente è forse la più esatta: il proprietario!
La fondazione Salomon R. Guggenheim è, infatti, proprietaria dei due Musei ma cosa che forse pochi sanno è che di musei Guggenheim ce ne sono parecchi in giro: Berlino, Venezia ed in costruzione ce ne sono ad Abu Dhabi e Vilnius, mentre quello previsto in Messico è stato bloccato dalla stessa fondazione.
I Guggenheim erano ebrei, ricchi, americani e soprattutto amanti dell’arte moderna, quella astratta, e preferivano le avanguardie. Al termine della sua carriera di “estrattore”, Salomon decise di raccogliere le sue collezioni creando una fondazione a suo nome ed incaricò un certo Frank Lloyd Wright di realizzare quella che a parere di tutti è una vera e propria opera d’arte: il Guggenheim di New York. Anche il passante più distratto, camminando per le vie di Manhattan, non può sfuggire allo stupore nel trovarsi di fronte l’edificio. Dopo oltre mezzo secolo l’effetto resta identico, questa si che è modernità.
Il Guggenheim di Bilbao, realizzato alla fine degli anni novanta, ha visto un milione di visitatori, file interminabili per entrare, nonostante non ci fosse neanche un quadro!
Anche oggi, che le sale di esposizioni sono piene di opere non esiste visitatore che ne ricordi una. Tutti restano affascinati da quella lamiera accartocciata di titanio. Oggi il museo è diventato il simbolo della città che lo ospita. Il simbolo della Spagna degli anni novanta, il simbolo dell’architettura decostruttivista, come quello di New York è per l’architettura organica.
Entrambi sono diventati simboli, anzi lo sono nati; entrambi sono due opere d’arte; entrambi sono stati realizzati da architetti al culmine della loro carriera; entrambi oscurano le opere che contengono; entrambi sono espressione della modernità; entrambi sono stati voluti da una fondazione di un mecenate americano, Salomon R. Guggenheim, di cui forse sappiamo poco ma di sicuro possiamo dire una cosa: se la faceva, la faceva come si deve.
Oggi attendiamo il completamento degli altri musei. Alla prova ci sono Zaha Hadid e di nuovo Frank Gehry ed hanno un compito davvero arduo.
Oggi Guggenheim è sostanzialmente un marchio, come la coca cola, che accorpa una rete di musei in molte parti del mondo, da New York a Bilbao a Venezia a Berlino (dove è in joint-venture con Deutsche Bank), una vera e propria multinazionale dell’arte. Note le trattative finanziarie precedenti alla realizzazione del Guggenheim di Bilbao, per il quale l’incarico del progetto ad una archistar del business system quale Gehry mirava a garantire la risonanza mediatica dell’iniziativa. Oggi il Guggenheim di Bilbao fa acqua da tutte le parti, in senso letterale, dati i molti problemi della copertura, ma la notorietà è ormai assicurata.
Questa organizzazione internazionale monopolizza la totalità delle opere del ‘900, dal Surrealismo al Cubismo all’Astrattismo alla Pop Art e gestisce un bilancio da capogiro per ciò che riguarda l’indotto, vendita di cataloghi, di riproduzioni, gadget firmati, shop museum, guggenheim store, café museum ecc.: recentemente, per garantirsi il massimo profitto con il minimo sforzo, ha inventato la formula della mostra itinerante, dove le stesse opere viaggiano preconfezionate da una città all’altra, facendo dell’arte un oggetto di scambio acquistabile e vendibile entro gli schemi della logica del mercato e del profitto che governa il villaggio globale.
Nulla di strano, ogni società ha l’arte che si merita.