Con il quinto episodio termina la fortunata webserie di “Lost in Google”. Il primo episodio inizia con una frase che dopo poco più di un anno è candidata a diventare il simbolo di una generazione: “Hai mai cercato Google in Google?”. Per chi non lo sapesse, la serie si basa sui post e commenti fatti dagli utenti su YouTube dell’episodio precedente. Il mezzo con cui sono state realizzate le sceneggiature ha ricevuto numerose critiche positive da blog e testate giornalistiche. L’idea è fuori di dubbio originale, lo strumento anche. L’ultima puntata ha ricevuto oltre 200.000 visualizzazioni: un vero successo. Se un appunto può essere fatto riguarda i contenuti che gli autori, in questo caso gli utenti di YouTube, propongono ai produttori: alcuni di sicuro esilaranti, altri scontatamente banali, altri ancora completamente privi di qualsiasi senso logico.
La colpa, crediamo noi, e ci viene confermata da un testo di Alessandro Baricco “I barbari”, è dello strumento. I Social Network, come i SMS e la facilità con cui oggi si possono trovare risposte nella rete (Google per l’appunto), atrofizza le curiosità intellettuali delle persone, riduce il linguaggio e spesso i contenuti al minimo. La conclusione di tutto ciò è che non è Simone Ruzzo (il protagonista della serie n.d.r.) ad essersi perso in Google, ma la società stessa; non spetta a Proxy trovarlo ma a noi, senza rinunciare ad essere complessi, senza rinunciare ad essere.