La storia siamo noi

Boris Vian

Scrisse nel 1954 una canzone “Le déserteu” dedicata al Presidente Francese che termina così:

“Se mi perseguirà
avverta i suoi gendarmi
che io non porto armi
e mi potran sparar.”

Che la storia venga scritta dai vincitori è certo, che questi la sappiano scrivere ci crea qualche dubbio.

In ogni epoca le trasformazioni sociali hanno provocato conflitti sociali. Conflitti che spesso si sono trasformati in guerre, occupazioni, ritorsioni. Ogni parte impegnata nel conflitto chiedeva ragione delle proprie tesi. Oggi si combatte per “esportare la democrazia” , ieri per impedire che il comunismo dilagasse, ieri l’altro si combatté contro il nazional socialismo e il fascismo, prima ancora per l’assassinio di un arciduca. Ancor prima l’Italia venne coinvolta in diversi conflitti per la sua unità e indipendenza,  e così via a procedere a ritroso fino a giungere a Romolo che uccise Remo per difendere un muro appena costruito. Ci credete?

Ogni battaglia ha i suoi vincitori, i suoi condottieri, i suoi eroi, di questi vengono scritti libri, biografie, lodi. Di questi ne rimane memoria nei secoli. In ogni esercitò però, in ogni battaglia c’è sempre qualcuno che prima di combattere inizia a pensare del perché farlo, del perché uccidere. Di questi non si è mai scritto, nessuno li ricorda anche se sono stati qualche volta determinanti.

Li chiamano disertori anche se continuano a combattere Questi uomini sono sempre dimenticati anche se sono stati gli unici che hanno voluto scegliere prima di agire.

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