“Prima della città c’era un gruppo di case, il santuario e il villaggio; prima del villaggio il campo, il rifugio, la grotta e la cava di pietre; e prima di tutto questo una tendenza alla vita sociale che l’uomo condivide palesemente con molte altre specie animali”.
Lewis Mumford
Un modo comune di intendere una comparazione tra due oggetti o soggetti è dato dall’espressione “non c’è storia; eppure il significato semantico della parola “storia” non conduce né ad un elemento quantitativo né ad uno qualitativo. La storia non è quantità di informazioni né qualità delle stesse. La storia è il susseguirsi di eventi, il loro racconto, la riconoscibilità di quelli significativi quali causa di quelli successivi o conseguenza di quelli antecedenti. La storia è l’interpretazione delle fonti secondo l’etica di chi le raccoglie. Lettura del tempo, interpretazione condizionata dei suoi eventi. La Storia ha assunto e assume un fondamentale ruolo nella crescita culturale della nostra civiltà.
Questo ruolo fu attribuito prima della sua stessa nascita, attraverso il racconto, la tradizione tramandata oralmente, arricchita di simboli, miti, spesso fantastici e fantasiosi. La Storia, come la intendiamo adesso, nasce con le fonti scritte che documentano i “fatti”; prima, nella tradizione orale, si era formato il racconto, il mito.
Non si può prescindere dagli scritti di Edward E. Carr per definire il significato di Storia, come non si può prescindere dallo studio della storia per comprendere la contemporaneità. Questo vale per le arti, la musica, la letteratura, il cinema ed inevitabilmente anche per l’architettura.
Se la Storia della civiltà umana ha inizio con la scrittura, fonte di documentazione di fatti storici, sia essa espressa sotto forma cuneiforme, geroglifica, iconica, fonetica, tale da permettere allo storico la reperibilità di informazioni circa eventi, fatti, persone che ne hanno contribuito alla sua costruzione, la Storia dell’architettura inizia millenni prima in quella che gli studiosi chiamano pre-storia, priva di fonti scritte, ma certamente non priva di costruzioni ricche di valori simbolici.
Prima della storia, prima della scrittura, nacque la civiltà umana. Nel lungo procedere del cammino dell’uomo, prima della necessità di tramandare ai posteri gli eventi significativi del presente, l’uomo iniziò a costruire lo spazio dove si sarebbero inverate le relazioni della sua comunità.
Il paleolitico è stato di sicuro il viaggio più avventuroso che l’uomo abbia compiuto. Prima della scrittura, prima delle stesse parole, l’uomo iniziò a raccontare le proprie esperienze già con la mimica, poi con i segni, riproducendo, è il caso delle pitture rupestri, i momenti significativi della propria vita, della propria storia, non sapendo che quelle esperienze, sopravvissute ai millenni, sarebbero state l’inizio della storia della nostra civiltà: il capoverso del nostro primo racconto.
Nella gestualità l’uomo paleolitico compie le prime esperienze comunicative, la prima su tutte, quella di indicare…
Indicare al proprio simile un’orma di una preda, le tracce di un predatore, un corso d’acqua, è la prima esperienza della condivisone della conoscenza. L’umanità crebbe lentamente ma i suoi passi furono giganteschi. Il suo corpo passò alla posizione eretta, gli arti superiori diventarono abili strumenti per la creazione di utensili. La popolazione mondiale era appena poco superiore al centinaio di migliaia di uomini, la nutrizione avveniva grazie alla capacità di cacciare e alla raccolta di vegetazione spontanea (radici, alcune essenze, frutti selvatici) e a poco a poco, anche se in piccoli gruppi, le comunità diventarono stanziali, abbandonando la prassi del nomadismo.
L’indicazione del luogo ove realizzare un bivacco, accendere un focolare, ripararsi dall’inverno, o semplicemente per la notte è indubbiamente il primo atto per la realizzazione di un insediamento stanziale. La conoscenza trasmessa alla comunità nelle precedenti esperienze acquisite aveva permesso di individuare le caratteristiche favorevoli di un sito ed intervenire su quelle sfavorevoli, modificandole, dando vita all’architettura.
La prima forma di socializzazione, come riportato dagli antropologi, fu il focolare, intorno al quale si svolgevano le quotidiane funzioni della vita domestica e le relazioni sociali. Lo spazio era aperto, indefinito, qualche volta raccolto e al chiuso di una grotta o delimitato da una sporgenza rocciosa.
L’unica fonte di energia era il fuoco.
La storia dell’architettura ebbe inizio nella pre-storia dell’uomo.
La lettura della Storia dell’architettura trova le fonti nei principi insediativi antropici, nei documenti rappresentati dal soddisfacimento di bisogni contingenti, costituiti dalle prime forme di adattamento al mondo allora conosciuto ed esplorato. L’uomo aveva ormai finito la sua evoluzione, molte specie di ominidi si erano estinte, l’ultima fu l’Homo di Neanderthal 35.000 anni prima; l’Homo Sapiens aveva conquistato definitivamente il mondo, adesso doveva popolarlo.
Negli ultimi 2,5 milioni di anni altri gruppi, appartenenti alla specie Homo, avevano, qualche volta riuscendoci altre volte no, costruito delle strutture sociali tali da permettere la sopravvivenza in condizioni ambientali sfavorevoli. Ere glaciali, desertificazione, carestie prodotte da improvvisi mutamenti climatici, catastrofi naturali avevano messo a dura prova la capacità di questi gruppi di sopravvivere. La risposta era comunque stata la migrazione in posti più favorevoli.
L’adattabilità all’ambiente, condizione necessaria alla conservazione della specie, venne affrontata dalle diverse specie di Homo di volta in volta secondo le sue peculiarità. L’Homo Erectus che sopravvisse per oltre un milione di anni, vide l’estinzione di ben sette specie di ominidi che, contemporaneamente alla sua esistenza, popolavano la terra. La sopravvivenza, come per ogni altra specie vivente, era legata alla struttura morfologica del corpo, alla capacità di riprodursi, di reperire cibo, (essere onnivoro fu fondamentale), di difendersi dai predatori, anche con l’ausilio dei primi utensili, di vivere in una struttura sociale specializzata ed organizzata, seppur in maniera arcaica, dove i singoli individui anche se deboli erano protetti e assistiti dalla comunità. Regole che, in generale, aiutarono la conservazione della specie. Il salto in avanti avvenne circa 150.000 anni fa con l’apparizione dei primi Homo Sapiens.
A differenza delle altre specie di ominidi del tipo “Homo”, l’Homo Sapiens era (ed è il caso di dire è) dotato di una capacità tipica ed esclusiva della sua specie: l’immaginazione. Secondo specializzati studi e ricerche antropologiche la capacità di immaginare fu determinante nella selezione naturale degli ultimi 150.000 anni che vide cinque specie di Homo contendersi tra loro il diritto di sopravvivere.
L’immaginazione è la capacità intellettiva di dare forma ed immagini che non necessariamente sono reali, in antitesi alla conoscenza che è data dall’esperienza vissuta del reale. La conoscenza individua le cause, l’immaginazione genera soluzioni.
L’adattabilità all’ambiente, seppur ostile, diventa uno stimolo intellettuale; l’Homo Sapiens trova questa volta la soluzione nel modificare l’ambiente rinunciando alla naturale evoluzione attraverso la selezione: l’adattamento non è più evoluzione, ma la crescita tecnologica. L’Homo Sapiens non svilupperà le ali per volare ma creerà oggetti capaci di farlo.
I principi insediativi antropici trovano origine nella natura umana: conoscenza e capacità di trasformazione. L’uomo del paleolitico osserva l’ambiente che lo circonda, cerca di individuarne le leggi che lo regolano, immagina soluzioni, costruisce strumenti adatti alla realizzazione delle soluzioni. Le esigenze non sono contingenti ma spirituali. Lo spazio che abita, in cui vive, non è un riparo, una tana, una caverna, ma è sacro.
L’inizio della storia coincide con la creazione dei primi documenti scritti; l’inizio della storia dell’architettura con i primi insediamenti antropici.
In pieno Paleolitico l’Homo Sapiens, ormai unico superstite tra le specie Homo, inizia la conquista del pianeta. Centomila anni fa la popolazione degli Homo Sapiens era composta da poco più di centomila unità, per i primi centomila anni ebbe una crescita lineare raggiungendo il milione nel 10.000 a. C.
Le terre emerse erano state quasi tutte occupate dai Sapiens quando iniziò un progressivo aumento della popolazione mondiale giungendo nell’arco di pochi millenni, intorno all’anno zero, alla cifra di 200 milioni di abitanti.
La crescita della popolazione che passò da un andamento lineare ad uno esponenziale coincise con il passaggio dalla pre-storia alla storia. Le prime forme di insediamento umano, i primi villaggi, le prime necropoli, i primi Dolmen furono costruiti migliaia di anni prima. Tutto ebbe inizio con il “focolare”.
Il focolare era lo spazio attorno al quale si incontrava il gruppo per socializzare. Si raccontavano storie di caccia, battaglie avvenute in tempi passati, attorno al focolare ebbe inizio la tradizione orale, il passaggio delle memoria attraverso il racconto alle nuove generazioni.
Per comprendere la storia, nel nostro caso la storia dell’architettura, è necessario comprendere quali sono i primi documenti che il cammino dell’uomo ci ha lasciato, le prime tracce che abbiano un senso storico che possano esse considerate, alla stregua della scrittura, documenti storici.
Per molti storici dell’architettura che evidentemente non la vedono come noi, l’origine della storia dell’architettura va fatta risalire alla costruzione di edifici che avessero la dignità di essere considerati e classificati tali. Non mere costruzioni legate ai fabbisogni contingenti e temporanei, ma strutture realizzate con la consapevolezza di rappresentare spazi riconoscibili adibiti a specifiche funzioni nei quali aggiungere o sottrarre varianti o invarianti semantiche o propriamente architettoniche.
L’inizio della storia dell’architettura si fa coincidere con l’inizio della storia della città. E’ all’interno di questa che, infatti, vengono eretti i primi templi, i primi palazzi, le prime agorà.
Ma come spesso accade, le teorie, seppure condivise, convivono con le loro contraddizioni: Cosa è un tempio, se non una capanna? Cosa è una piramide se non una montagna? Cosa è un chiostro se non un focolare? Cosa è un campanile se non un dolmen? Cosa è una casa, un palazzo, una reggia, se non una caverna? Milioni di anni fa un ominide, scese da un albero, era poco più alto di un metro, convinse il suo gruppo, la sua famiglia, il suo clan a seguirlo per cercare un luogo sicuro in cui ripararsi. Dopo un lungo cammino indicò a tutti una caverna. Non abbiamo elementi che documentino ciò che sia avvenuto, né prove di quando questo accadde. Sappiamo solo che avvenne un giorno: in quel giorno nacque l’Architettura.

