Ricordatemi, semplicemente ricordatemi…

Tra vecchie foto di famiglia mi sono imbattuto in questa.Un ragazzo di poco meno di vent’anni. Un berretto con su scritto un numero 69. Una divisa da soldato. Un selfie di 100 anni fa. 

Poco prima di partire per la grande guerra (1915/1918),, questo ragazzo si fa scattare la sua unica fotografia. Una foto che è passata da mano in mano per un secolo, custodita con amore e cura dai suoi genitori, poi dai suoi fratelli, dai figli dei fratelli, dai figli dei figli dei fratelli, dai figli dei figli dei figli dei suoi fratelli. Un ricordo di famiglia, da mostrare con orgoglio, un ragazzo, un soldato del 69° reggimento “Ancona”, morto come tanti altri suoi compagni senza aver, molto probabilmente, compreso il perché del suo sacrificio. Chiamato ad uccidere è stato ucciso da un altro ragazzo come lui.

Guardo e riguardo i suoi occhi, il suo sguardo e cerco di cogliere somiglianze lontane, in fondo un po del suo sangue scorre nel mio. Cerco di immaginare il suo pensiero, le sue consapevolezze e mi rendo conto, attraverso i suoi occhi che non ci sono sogni, illusioni, speranze. Le foto, a quei tempi erano rare, e le occasioni per farle dovevano essere eccezionali. Farsi una foto ritratto (selfie) a diciassette, diciotto anni, vestito di tutto punto da soldato nel 1916-1917 non era, per chi se la faceva, un evento piacevole, seppur eccezionale.

Oggi miliardi di foto (selfie) invadono i nostri telefonini, i nostri PC, i nostri Tablet. Tette, addominali, sorrisi, bottiglie di birra, canne, occhi lucidi ma non di commozione, ragazzi e ragazze immortalati nei bagni, in auto, al tavolo di un locale alla moda. Orgogliosi e narcisisti, illusi di essere immortalati (andare-oltre la morte, far diventare eterno – vocabolario. Treccani N.d.a.) di lasciare ai posteri un ricordo vacuo di se stessi, di essere amati, ammirati, da amici, parenti, e sconosciuti. Inconsapevoli che quelle immagini dureranno poco più di qualche ora nel ricordo dei tanti, ripropongono se stessi in pose più spinte, in azioni più audaci, in ambienti più assurdi, Ma niente: l’oblio prevale, il superfluo si dilegua. Illusi.

Nei primi mesi di guerra erano morti centinaia di migliaia di giovani e il 69° Reggimento fanteria “Ancona” era stato più volte decimato. Venne nei tre anni di guerra ricostruito 6 volte. 180.000 ragazzi ne avevano fatto parte. Non so se lui fu tra i primi o tra gli ultimi a morire, le notizie sono scarse. 

Guardo e riguardo la foto, ne sono completamente assorto, cosa è che pensava? Penso e ci ripenso, notte e giorno e come per magia, in un viaggio nel tempo una voce mi sussurra: “Ricordatemi, semplicemente ricordatemi…”. 

Ecco dopo 100 anni sei di nuovo qui… tra i tuoi coetanei, bello come il sole, narciso, tu si che sei eterno… tu si che sei stato ricordato … per cento anni!